Strutture

Aula Magna “MAURIZIO CARLONI”
Referente: prof. Biolchini Maria Angela
Situata al piano terra, viene usata per collegi docenti, aggiornamento, riunioni con genitori, ecc.
L’aula è provvista di un’uscita di emergenza che si affaccia direttamente sul cortile della scuola.
Intitolata a Maurizio Carloni (Cingoli 1941- Pavullo 2001),
pittore e docente di artistica dal 1971 al 1999 presso la nostra scuola.
2006: Intitolazione dell’Aula Magna della Scuola Media “R. Montecuccoli”
al prof. Maurizio Carloni.
Non sono stato collega di corso di Maurizio, lavoravamo su due fronti diversi lui al tempo normale, io al prolungato (qui mi capiranno gli addetti ai lavori). 
La fine degli anni ’80, quando conobbi Maurizio, fu per la scuola un periodo di grandi cambiamenti e di sperimentazioni, a volte complicati, visti da molti solo come fumo negli occhi dell’opinione pubblica e delle famiglie, ripetuti tentativi cervellotici di dare vitalità e linfa nuova ad una scuola già avviata inesorabilmente al declino. 
Il prof. Carloni, ormai nella piena maturità di insegnante, che conosceva a fondo pertanto i bisogni degli alunni e le necessità della scuola, trovatosi suo malgrado in quella pentola dove gli esperimenti continuamente ribollivano, assumeva spesso un atteggiamento canzonatorio e bonariamente irridente verso chi ingenuamente accoglieva con entusiasmo e soprattutto con eccessivo zelo ciò che cadeva dall’alto. 
Viene a proposito la citazione di un suo pensiero tratto dal catalogo-autobiografia:
Sotto di me la strada, le macchine, la gente e i rumori delle macchine.
Osservo con l’indifferenza di un gatto e l’apparente serenità della luna.
Cito le sue esatte parole per sottolineare però che l’atteggiamento di cui prima parlavo non era di indifferenza, ma quello tipico di una persona disincantata, dell’insegnante che sa bene che la novità non sempre è sinonimo di bontà. 
In realtà era la sua grande professionalità a muovere quegli atteggiamenti, la consapevolezza che quegli esperimenti non solo non avrebbero ridato vigore alla scuola, ma che avrebbero addirittura prodotto danni, perchè stavano mortificando la professione del docente, relegandola al mero ruolo di burocrate sempre più pesantemente impegnato a compilare moduli, schede, giudizi.
Non bastava più la passione per la materia e per il mestiere, anzi sembrava sempre più secondaria, non necessaria, soprattutto non richiesta. 
Erano gli esordi della scuola dell’apparire, in cui si doveva dimostrare di saper scrivere programmazioni ridondanti, presentare roboanti progetti, comporre alla fine dell’anno pomposi giudizi, far parte del maggior numero di Commissioni. 
In un periodo in cui si aprivano le aule per mostrare come erano ben tappezzate di cartelloni colorati, Maurizio le teneva ben chiuse e così come nel campo artistico rifuggiva il chiasso dei critici, delle gallerie e dei vernissage, così a scuola rimaneva lontano dal chiasso dell’apparire a tutti i costi. Nella sua aula, circondato dall’ammirazione dei suoi allievi, con le sue parole e con il suo mestiere regalava quel che sapeva e soprattutto illuminava menti, apriva occhi alla bellezza. 
Per questo Maurizio sapeva che non erano necessarie tante carte, tante scartoffie, soprattutto che non erano necessarie tutte le educazioni in cui sempre più viene sezionata l’Educazione. E qui mi viene da citare Daniel Pennac e l’intero quinto capitolo del suo illuminante libro “Come un romanzo” dove a proposito di educazioni dice “Che pedagoghi eravamo, quando non ci curavamo di pedagogia”. 
Da tutto questo derivavano il disincantamento di Maurizio, la sua disillusione, l’amarezza che comunicava, inascoltato, ad esempio nelle assemblee sindacali, in cui si continuava a parlare di minuti da recuperare, di miserabili fondi da spartire, di gradoni e mai, dico mai, di professione docente e del ruolo fondamentale che la scuola ha nella società. Gli sono stati risparmiati il POF, il portfolio e il tutor.
A Maurizio stavano sicuramente stretti i panni dell’insegnante di educazione artistica. Possedeva una profonda e vasta cultura umanistica, dalla quale traeva ispirazione per molte delle sue opere e su cui impostava le lezioni. E provava tristezza e amarezza nel constatare quanto si stavano impoverendo intere generazioni di giovani allontanati violentemente dalla lettura degli autori della tradizione, che costituiscono il patrimonio della nostra cultura o semplicemente della cultura, sempre più sconosciuti, sempre più emarginati nei contenuti dei fatidici progetti. Per finire penso che Maurizio avrebbe condiviso ciò che ha detto recentemente una professoressa di lettere sul mestiere dell’insegnante: “Insegnare è entrare in classe e dire: sentite che bello questo brano”.
Maurizio andava oltre i limiti imposti dalla sua materia e, parafrasando la frase prima citata, entrato in classe la sua unica preoccupazione era quella di portare gli alunni a scoprire il bello, nella convinzione che la bellezza percepita e gustata migliora l’animo. 
La motivazione per cui viene dedicata l’Aula Magna al professor Maurizio Carloni sta in queste mie parole, nel fatto cioè che Carloni ha rappresentato e rappresenta la scuola della verità.
Andrea Pini
 
 
LUGLIO 2014: Riqualificazione dell’Aula Magna 
8 settembre 2014: Memorial Maurizio Carloni (a cura di Biolchini Maria Angela)
Introduzione di Paolo Donini e partecipazione di Carloni Paola e Max; Ermanno e Vittorio Covili, Associazione In…Oltre; Coro “R. Montecuccoli”.